7 – Testimonianza dei propri valori

Redigere le DAT-Disposizioni Anticipate di Trattamento è anche un modo per testimoniare il proprio modo di vedere la vita e la morte, valorizzando il diritto ad essere curato e a morire con coerenza rispetto ai propri valori.

Il valore delle DAT come testimonianza ha due valenze diverse. Anzitutto di testimonianza individuale: redigere le DAT è un atto identitario, consente infatti alla persona di affermare ciò che è importante per sé, anche nel momento della vulnerabilità e della fine della vita; ciò non riguarda solo le cure mediche, ma esprime una scelta esistenziale e spesso anche etica, filosofica o religiosa.

Alcune persone desiderano proseguire le cure fino all’ultimo per il rispetto del valore intrinseco della vita; altri preferiscono che siano interrotti i trattamenti quando la qualità della vita scende sotto una certa soglia, in coerenza con una visione legata alla dignità e all’autonomia. In entrambi i casi, il testamento biologico diventa uno strumento culturale che formalizza e testimonia una visione profonda della vita, della morte e del senso del limite umano.

Inoltre redigere le proprie DAT ha anche valenza di testimonianza sociale: è un atto che contribuisce alla cultura della responsabilità e del dialogo sulla fine della vita, ancora spesso considerato un tabù. Permette di aprire conversazioni con i propri cari su un tema difficile, ma inevitabile. Spinge inoltre le istituzioni sanitarie e le persone a considerare il paziente come soggetto attivo, non solo come destinatario di cure. Chi redige le DAT può così diventare un punto di riferimento per altre persone che, osservando il suo esempio, trovano il coraggio per affrontare a loro volta questi temi così difficili. 

In conclusione, il testamento biologico consente di pensare alla morte non come a un evento passivo, ma come a un momento in cui è ancora possibile esprimere la propria umanità, le proprie relazioni, la propria visione etica e spirituale: ha quindi un valore simbolico potente, come gesto di cura per sé e per gli altri, anche oltre la vita.

Le DAT non servono solo a evitare trattamenti indesiderati, ma rappresentano un atto di coerenza, responsabilità e testimonianza. In un contesto culturale in cui la morte è spesso rimossa, redigere le DAT è anche un modo per riappropriarsi del senso del limite e del significato personale del morire.